La ๐—ฐ๐—ผ๐—ป๐—ณ๐—น๐—ถ๐˜๐˜๐˜‚๐—ฎ๐—น๐—ถ๐˜๐—ฎฬ€ ๐˜๐—ฟ๐—ฎ ๐—ถ ๐—ณ๐—ถ๐—ด๐—น๐—ถ, anche se particolarmente accesa, ๐ง๐จ๐ง ๐žฬ€ ๐ž๐ฅ๐ž๐ฆ๐ž๐ง๐ญ๐จ ๐ฌ๐ฎ๐Ÿ๐Ÿ๐ข๐œ๐ข๐ž๐ง๐ญ๐ž, secondo una recentissima pronuncia della Suprema Corte di Cassazione, ๐—ฝ๐—ฒ๐—ฟ ๐—ณ๐—ผ๐—ป๐—ฑ๐—ฎ๐—ฟ๐—ฒ ๐—น๐—ฎ ๐—ฟ๐—ถ๐—ฐ๐—ต๐—ถ๐—ฒ๐˜€๐˜๐—ฎ ๐—ฑ๐—ถ ๐˜€๐—ฒ๐—ฝ๐—ฎ๐—ฟ๐—ฎ๐˜‡๐—ถ๐—ผ๐—ป๐—ฒ avanzata da un coniuge.

 

 Nel corso del giudizio รจ, infatti, emerso come nessuno dei due coniugi volesse realmente separarsi e che il padre era stato costretto dal figlio ad allontanarsi dalla madre, pur volendo rimanere con la consorte.

 

 (Corte di Cassazione, sez. I civile, ordinanza n.16698/20 depositata il 5.08.2020).